sabato 6 settembre 2014

Il gigante che venne dal cielo - Capitolo primo



C'era una volta un pianeta grande come una piccola luna, perduto nelle profondità dello spazio, chiamato Herses. 
Su questo pianetino vivevano dei buffi esserini simili a gnomi chiamati Herserill, una razza di folletti piccoli come dita di una mano che abitavano in villaggi sparsi per tutto il loro mondo ma disuniti e spesso in ostilità reciproca, alcuni di loro avevano anche poteri magici. Per loro i grossi funghi erano grandi alberi che formavano sterminate foreste, rigagnoli d'acqua, pozzanghere più o meno grandi e laghi erano fiumi, laghi e mari che abbellivano il loro pianeta. Ma numerosi insetti che per l'uomo sarebbero solo dei parassiti, lucertole, grossi rospi, topi e i temutissimi gatti erano per loro predatori terribili che sparsi per tutto il pianeta contribuivano a isolare le loro comunità.
Questi buffi folletti malgrado avessero tradizioni, usi e leggi diverse avevano tutti una credenza in comune: ritenevano che un giorno una divinità sarebbe scesa dal cielo e li avrebbe istruiti con la sua conoscenza e guidati verso un'era di pace e unione.
Un herserill di nome Abian viveva in un villaggio chiamato zizoro, malgrado fosse perfettamente integrato nella sua comunità e avesse un lavoro (era in fatti il fabbro del villaggio) si sentiva diverso dagli altri e predestinato a qualcosa di grande, era uso osservare le stelle del suo mondo da una piccola collinetta e riflettere sul suo passato e il suo futuro. Abian era molto cordiale con tutti, era un sostegno per i genitori, una guida insostituibile per i figli, e sempre disponibile con i conoscenti, ma dentro di se aveva la sensazione che qualcosa di importante dovesse accadergli. Una sera successe qualcosa che terrorizzò il villaggio di Zizoro e molti altri villaggi: una luce apparve nel cielo e cominciò ad avvicinarsi sempre più finchè non divenne splendente come il sole ed enorme. Molti piccoli folletti si misero ad urlare, si fecero addosso, si buttarono per terra o svennero credendo che fosse arrivata la fine del loro piccolo mondo. Ma l'oggetto luminoso invece che schiantarsi e provocare una rovinosa esplosione, man mano che scendeva rallentò la velocità, finchè non atterrò dolcemente nei pressi di un grande mare chiamato Zelsan e allora smise di brillare.
Abian che aveva visto tutto dall'alto della collinetta dove soleva andare ad osservare il cielo, dopo essere rimasto tramortito dal terrore si riebbe e spinto da irrefrenabile curiosità si incamminò verso il luogo dove l'oggetto era atterrato, giunse nei pressi del mare zelsan sul far dell'alba e vide qualcosa di assolutamente incredibile: una specie di gigantesca nave argentata più grande di otto villaggi messi insieme giaceva sulle sponde del mare. Abian fece per avvicinarsi, ma si ritirò immediatamente perchè nella nave si aprì una enorme porta e ne venne fuori un essere gigantesco vestito di una specie di tuta nera e un grande casco. 
Abian lo osservò con terrore e vide che il gigante si tolse il casco, rivelando un bel volto umano, con folti ma non lunghi capelli neri, occhi grigi, un candido ciuffo sulla fronte e uno strano pizzo di barba bianca sul mento. Il gigante si guardò intorno con aria triste e smarrita, come se non sapesse dov'era finito.
Tutti i piccoli abitanti di Herses erano in subbuglio perché un essere di proporzioni gigantesche, diverso da qualunque altra cosa avessero mai visto e venuto da chissà dove era sbarcato sul loro mondo con una specie di arca gigantesca. I capi di tutti i piccoli villaggi si riunirono in assemblea per affrontare l'evenienza che si era presentata e decidere il da farsi.
Relta capo del villaggio di Zizoro prese la parola e disse: fratelli tutti per anni noi siamo stati disuniti e anche in grave disaccordo su molte questioni, ma adesso si è presentata una minaccia che non possiamo ignorare o affrontare separati. La creatura che è scesa dal cielo ha dimensioni e poteri che gli permettono di distruggerci tutti, non sa ancora nulla di noi ma ci scoprirà presto e allora potrebbe manifestare intenzioni maligne. Non possiamo permetterci di sottovalutare questo gigante dobbiamo eliminarlo, preferibilmente mentre dorme, radunate quindi tutti i guerrieri e i maghi perché sarà un lavoro durissimo.
In quel momento Abian che partecipava all'adunanza come testimone prese la parola e si rivolse a Relta dicendo: eccellenza sta proponendo di passare all'attacco senza che nessuna offesa ci sia stata ancora arrecata dal gigante, supponiamo un fallimento, una volta che lo avremo attaccato sarà normale che decida di distruggerci. Non possiamo ucciderlo nel sonno, perché quando va a dormire entra nella sua arca la cui porta di ingresso non è che si chiuda, letteralmente scompare. Non dobbiamo provocarlo o aizzeremo inutilmente le sue furie.
I capi riconobbero che il fabbro aveva ragione e gli chiesero se avesse delle proposte sul da farsi. Abian disse: signori io propongo di rifugiare quanta più gente possibile nelle grandi caverne sotterranee che ci hanno salvati in passato, nel frattempo costituiremo un gruppo di sorveglianti per spiare il gigante così potremo intuire eventuali punti deboli, però io direi che sappiamo ancora poco di lui per ritenerlo un pericolo, sarebbe più sensato comunicare.
Allora che vuoi fare, rispose sarcastico Relta, invitarlo per un tè che forma di comunicazione pensi di stabilire con lui?
Eccellenza rispose Abian, ho visto che il gigante si prepara il tè da solo, raccogliendo e bollendo arbusti, filtrando il decotto e aggiungendo strani dolcificanti. Comunque potremmo tentare di parlargli costituendo un ambasciatore, nel caso fallissimo e lui si dimostri aggressivo allora la magia sarebbe l'arma migliore, direi di tener pronti i maghi.
La proposta di Abian piacque al consiglio dei capi che costituì un gruppo di sorveglianza eleggendo proprio il piccolo fabbro come capo e ambasciatore del popolo di Herses. Si era realizzato quel che Abian aveva sempre sperato: un grande compito gli era stato affidato per il bene di tutti, ma lui non ne era entusiasta perché nel caso il gigante non avesse accettato mediazioni il primo a cui avrebbe fatto del male sarebbe stato lui.
Venne organizzato nella notte un massiccio esodo di individui da ogni parte del pianeta verso le grandi caverne sotterranee, un luogo sacro di rifugio per tutti gli Herserill, mentre Abian insieme ad alcuni compagni ebbe il compito di spiare il gigante, così vide quello che faceva e come passava le giornate: il gigante la mattina raccoglieva alcuni funghi che usava come colazione, durante il giorno faceva dei lavori alla sua nave avvalendosi di strani strumenti e faceva anche passeggiate esplorative senza allontanarsi molto dal suo veicolo che considerava un punto di riferimento, verso sera infine con uno strano attrezzo pescava pesci che per gli Herserill erano cetacei giganteschi, li arrostiva e li mangiava; rimaneva per un po' vicino al fuoco e fissava il cielo con aria malinconica e poi rientrava nella sua arca dove trascorreva la notte. Tutto lasciava intuire che si trattava di un essere autoconsapevole, dotato di una intelligenza e un comportamento simili a quelli degli Herserill, doveva anche essere smarrito e confuso. Forse era possibile una comunicazione che evitasse aggressioni e scontri.
 Un giorno però mentre Abian e compagni spiavano il gigante un gatto, bestia orribile per i piccoli folletti, li attaccò. Il gigante allontanò immediatamente il felino salvando la vita proprio ad Abian, ma rimase esterrefatto quando vide i piccoli folletti che si dileguarono correndo nell'erba.
Nell'erba i piccoli folletti tremavano sconvolti, ci ha scoperti, ci ha scoperti si dicevano, ora sa di noi. 
Nei giorni seguenti il gigante si spinse sempre più lontano nelle sue passeggiate esplorative, finché non trovò il villaggio di Zizoro, si avvicinò con sguardo divertito ed esaminò le piccole case, i carri trainati da scoiattoli che trasportavano ghiande e bacche, i loro magazzini, e prese anche alcuni oggetti come piccoli mobili e sedie. Il maghetto che accompagnava Abian e i suoi compagni disse: dobbiamo ucciderlo per la nostra sicurezza, adesso lui sa di noi e ci troverà, non lasciamogli l'opportunità di farci del male. I membri della squadra erano perplessi e non sapevano cosa fare, ma Abian intervenne dicendo: il gigante non ci ha ancora aggrediti, nè ha manifestato aggressività nei confronti del villaggio abbandonato, può esserci del buono in lui, non aggrediamolo subito.
Cosa proponi di fare allora? Chiesero gli altri.
Mi offro volontario per una comunicazione, rispose Abian, voglio essere ambasciatore e tentare una mediazione.
Questa tua decisione potrebbe costarti la vita, disse un compagno, quel mostro potrebbe mangiarti in un sol boccone, ammazziamolo e basta.
Se siamo noi a cominciare una guerra non potremo meravigliarci di averla, disse Abian, mettiamolo alla prova e se è malvagio comincerà lui e perderà. Io credo che prima di aprire rapporti di qualsiasi tipo sia utile comunicare con una creatura sconosciuta.
Ammirati dal coraggio di Abian i compagni approvarono la sua decisione, ma il maghetto fece un incantesimo sul fabbro così nel caso il gigante lo avesse attaccato si sarebbe addormentato improvvisamente e i folletti avrebbero potuto ucciderlo. 
Così il giorno dopo mentre il gigante passeggiava solitario Abian lo chiamò dicendo: salute a te grande visitatore, io sono Abian portavoce delle genti di Herses, chiedo di poter parlare con te!
Il gigante lo guardò e dopo aver farfugliato qualcosa con una strana voce metallica, mise sulla fronte una specie di diadema luminoso e si chinò. In quel momento Abian si sentì morire dal terrore, ma si fece forza e ripetè la frase.
Allora il gigante rispose: salve piccolo omino, io sono Alezer un viaggiatore delle stelle.
Rassicurato e nel contempo impressionato dalla risposta del gigante Abian continuò: Perché sei venuto nel nostro mondo Alezer, che intenzioni hai?
Io ero diretto verso un'altro mondo, rispose il gigante, ma la mia nave ha avuto un guasto improvviso e sono stato costretto a riparare qui.
Da dove vieni? Chiese Abian, perché sei così grande, perché la tua voce è così vibrante, come fa la tua nave a viaggiare fra le stelle?
Io vengo da Rades, rispose Alezer, un mondo molto più grande del vostro, lassù le cose e le persone sono della mia misura. Quanto alla mia nave, le nostre conoscenze sono molto più avanzate delle vostre.
Cosa vuoi fare ora? Disse Abian, noi abbiamo deciso di comunicare con te perché pochi giorni fa tu ci hai scoperti.
Io vi ho scoperti molto prima, rispose il gigante, perché la mia nave ha degli strumenti che trovano le forme di vita, oppure non avrei impedito al gatto di mangiarvi.
Allora tu sapevi di noi e non hai mai pensato ad aggredirci, disse il folletto meravigliato.
Io non aggredisco qualcuno se non mi sento minacciato, disse Alezer, voglio riparare la mia nave e andarmene.
Cos'è quella corona luminosa che porti sulla fronte? Chiese il folletto.
È un connettore telepatico che collega il pensiero disse Alezer, senza io non capirei la tua lingua e tu non capiresti la mia.
Allora il folletto chiamò i suoi amici, li rassicurò e li presentò ad Alezer, poi disse: noi siamo gli Herserill il popolo di questo mondo, oggi è un grande giorno perché noi faremo la tua conoscenza e tu la nostra; e forse potremo anche diventare amici.
Lentamente i piccoli abitanti del villaggio di Zizoro accorsero all'appello degli esploratori e impauriti e tremanti si presentarono ad Alezer che li osservò curioso e molto divertito.
Abian prese la parola e disse: fratelli tutti, questo enorme individuo si chiama Alezer e viene da un mondo lontano e molto più grande del nostro, non è aggressivo è capitato fra noi per un imprevisto.
Relta avanzò fino ad arrivare ai piedi dell'enorme ospite e disse: ti saluto viaggiatore, io sono Relta il sovrintendente di questo villaggio, mi impegno a garantirti la nostra ospitalità, a patto che tu non sia aggressivo e ci tratti con rispetto, come prima cosa desidero che tu ci parli di te e del luogo da dove vieni.
Il gigante rispose con una voce vibrante: come sapete mi chiamo Alezer, io vengo da Rades un mondo molto lontano e più freddo del vostro perché più distante dal suo sole di quanto il vostro pianeta disti dal suo, e sopratutto molto più grande, tanto che per la mia gente voi sareste dei folletti. Io vi parlerò di me e della mia gente, però trovo giusto che prima mi parliate di voi e della vostra vita.
Abian allora si fece avanti e spiegò molte cose ad Alezer circa gli Herserill, disse quanto fosse duro vivere in un mondo pieno di animali più grandi e aggressivi, disse che la sua gente coltivava i raccolti in piccole serre e viveva in piccoli villaggi protetti da incantesimi che impedivano agli animali di entrare, perciò i maghi e tutti quelli che potevano diventarlo erano molto rispettati e avevano un futuro roseo. Disse che alcuni animali come scoiattoli, criceti, lumache, coccinelle, piccole rane e altri potevano essere addomesticati e tornare utili, altri come scarafaggi, topi, zanzare e gatti invece erano terribili. Parlò dei villaggi che erano fra loro indipendenti e avevano governi e usanze propri e si alleavano solo in caso di necessità particolari, ma non era infrequente che sorgessero contrasti; quindi chiese al gigante di parlare a sua volta. Allora Alezer disse che lui apparteneva al popolo dei Radesiani anche chiamati signori delle stelle perchè governavano su molti mondi e molte razze e avevano una tecnologia avanzatissima che gli permetteva di viaggiare fra le stelle e commerciare con molti popoli alieni. Descrisse il suo pianeta che aveva un clima glaciale con inverni molto duri e estati fresche, ma anche una flora rigogliosa e variegata e una fauna composta di molte specie di animali grandi e feroci. Disse anche che il suo popolo era governato da una casta di stregoni chiamati signori delle ombre, che avevano grandi poteri e potevano controllare i loro sudditi col suono dei loro flauti. Relta chiese come avessero fatto i signori delle stelle a sviluppare una tale tecnologia. Alezer rispose che un tempo molto lontano il suo popolo era si progredito ma lontanissimo dal livello attuale, un giorno però fu invaso da una pericolosissima razza aliena di mantidi giganti chiamati Henmet che sfuggivano alla distruzione del loro mondo, questi invasero i radesiani, distrussero le loro città e iniziarono a predare uomini e animali decimando in breve la popolazione del pianeta. Disponevano di una tecnologia avanzatissima che utilizzava onde iper-elettromagnetiche, che funzionavano sia come arma di offesa, distruggendo tutto nel raggio di vari chilometri, sia come difesa, perchè formavano scudi impenetrabili. Non c'era arma che potesse contrastarli e i radesiani sarebbero stati destinati all'estinzione se non fosse stato per una elite di sciamani: I signori delle ombre a quel tempo considerati oscurantisti e ciarlatani dalla illuminista cultura radesiana, i quali usarono i loro poteri per evocare una malattia incurabile contro gli invasori. Questi presi alla sprovvista e incapaci di difendersi dal morbo iniziarono a morire a migliaia e in breve dovettero abbandonare il pianeta, lasciando dietro alcune navi. I signori delle ombre studiarono e assimilarono la tecnologia Henmet indi ricostruirono il loro mondo devastato e iniziarono la fondazione un impero stellare. 
Abian e Relta si guardarono perplessi, poi venuta la sera organizzarono una grande festa in onore del visitatore, prepararono una enorme portata di bacche ciliege e mandorle per il gigante e gli servirono botti di vino, poi si dedicarono a fare giochi acrobatici che divertirono molto l'enorme ospite.




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