martedì 19 luglio 2011

LA LADRA DI ANIME


Era il 1896 e la vita scorreva serena a Morton, piccolo paese dell'Inghilterra meridionale. Gli abitanti attendevano alle consuete occupazioni: ricavando il pane dal loro duro lavoro, sperimentando le piccole gioie e i dolori di sempre, vedendo crescere i loro figli e seppellendo chi se ne andava.
Fra tutti gli abitanti però ce n'era uno che mancava: William O' Connor, il cacciatore di taglie, era scomparso il giorno in cui si era recato ad indagare sui delitti avvenuti in un piccolo villaggio vicino e nessuno lo aveva più rivisto. In verità William aveva deciso di andarsene dopo la notte più terribile e al tempo stesso più bella della vita, la notte in cui aveva affrontato Draikan e conosciuto la bellissima Marisol. Morto il principe dei vampiri, tutti i vampiri, i demoni e le creature del male avevano deciso di mettersi alla sua ricerca per vendicarlo e avrebbero devastato per rivalsa il suo villaggio se lo avessero trovato laggiù.
Per anni aveva vagato come un senza tetto per l'Europa finchè spinto dalla disperazione decise di bussare alle porte di un convento per chiedere aiuto. I monaci vedendolo magro come un chiodo e ridotto come un selvaggio ebbero pietà di lui e decisero di prenderlo, ripulirlo, rifocillarlo, e medicarlo. In cambio William li ripagò facendo lavori vari per loro. Ma un giorno i monaci scoprirono la sua origine soprannaturale, perchè un operaio appiccicato al tetto della chiesa per lavori di restaurò agli affreschi perse la fune che lo reggeva e cadde giù, allora William spiccò un salto impossibile per chiunque e prese al volo il malcapitato, e compiendo una serie di piroette cadde in piedi illeso. Alcuni monaci gridarono al miracolo, altri invece sospettarono di possessione diabolica, mentre il priore spaventato decise di trovare per lui un'altra sistemazione, parlò con un ricco mercante di nome Marcel Dubois, del vicino villaggio di Oradour sur Rave e gli avviò William come cameriere. Così William si trasferì nel villaggio in questione ed entrò alle dipendenze del signor Marcel, il poveretto inizialmente non si sentì affatto a suo agio, perchè il padrone aveva un carattere cattivo, e quando era arrabbiato urlava da far imbiancare i capelli. Come se non bastasse la gente lo guardava in cagnesco e lo derideva per il suo accento inglese. Fra tutti però c'era una persona che lo accolse benignamente, la giovane figlia del padrone una ragazza quindicenne di nome Melanie, a cui William ricordava un fratello maggiore morto anni addietro. Questa ragazza lo trattava con dolcezza, gli parlava, si divertiva a pettinarlo e nei rari momenti di riposo gli portava del tè e dei biscotti. Ma poco dopo il trasferimento di William, fatti spaventosi iniziarono ad accadere nel villaggio: pecore, buoi e persino cani iniziarono a scomparire, per essere poi ritovati fatti a pezzi su strani altari fatti di pietre, come se fossero stati sacrificati. Ma il peggio doveva ancora arrivare, infatti due bambini che si erano avventurati nel bosco vennero trovati morti, senza ferite ma bianchi come la cera e con strani disegni sul corpo.
Furono chiamati vari medici, ma nessuno di essi seppe fornire una spiegazione convincente del decesso, visto che non era dato trovare traumi o lesioni e non c'era spiegazione per il colore e i disegni. I gendarmi, le autorità del paese e alcuni ispettori indagarono sull' accaduto, perlustrarono la foresta e misero in carcere alcuni sospetti, ma non vennero a capo di nulla. William iniziò a temere che i suoi nemici notturni lo avessero trovato e stessero cominciando a colpire la comunità che lo aveva accolto, anche se di solito i vampiri non uccidono le proprie vittime in quel modo, preso dalla paura non volle uscire ad indagare ma anzi ogni notte si chiudeva nella sua camera pregando di non venire attaccato.
Altri bambini morirono e gli abitanti del villaggio caddero nel terrore, credendo che il diavolo in persona li stesse perseguitando. William osservò i loro funerali, le piccole bare bianche, la disperazione dei genitori, e nel suo cuore disprezzò profondamente se stesso, perchè quella gente stava soffrendo per la sua vigliaccheria, la notte dopo uscì deciso a cercare e affrontare la causa di quel male, tanto non poteva scappare in eterno. Subito avvertì l'odore di una creatura soprannaturale, diverso da quello dei vampiri e le altre creature affrontate in precedenza e seguendone le tracce vide una figura incappucciata in un manto nero che camminava per strada, le balzò addosso e la attaccò stendendola a terra e notò che si trattava di una bella donna, avvolta in vesti nere, adornata di strani gioielli e tatuaggi. William mollò la presa e la osservò attonito, ma prima che potesse chiederle qualcosa quella si trasformò in uno stormo di corvi e volò via. Fu allora che William comprese che il problema del villaggio non erano i vampiri o altri demoni, ma una strega, l'indomani si avviò verso una taverna e chiese se nel villaggio ci fosse mai stata una strega, si sentì rispondere che ce n'era stata una in effetti, una certa Clementine che era stata linciata dalla gente del posto per aver sedotto e ucciso un prete e aver portato il carbonchio nella comunità. Ma la sua morte era avvenuta solo per furore del popolo, le autorità non avevano emesso alcun procedimento contro di lei.
Il giorno seguente William si armò e si mise alla ricerca della strega, seguendo il suo odore si addentrò nei boschi adiacenti al villaggio, camminò parecchio finchè nei pressi di una fonte trovò una specie di altare con una palla di vetro che riluceva di una luce verde-azzurra. William si avvicinò e toccandola con una mano vide in essa il suo villaggio natale di Morton, si rese conto che quella doveva essere una sfera per la divinazione, ma quando tentò di adoperarla vide le facce dei bambini uccisi che urlavano di dolore e terrore. A questo punto capì con orrore che quella sfera traeva energia dagli spiriti dei bambini morti che vi erano stati imprigionati, e con un urlo si tirò indietro, ma sentì apparire alle sue spalle la strega artefice di quegli orridi malefici. Dopo un'attimo di terrore le disse: Sei tu la bestia che uccide i bambini del villaggio? E la attaccò per farla a pezzi. Ma la strega lo paralizzò con lo sguardo e lo legò ad un albero, gli rispose che era lei a fare del male ed aveva un buon motivo per farne, poi gli disse che non doveva temerla perchè non lo avrebbe ucciso; gli disse che lo conosceva perchè aveva visto nella sua sfera magica tutta la sua storia e decise di raccontare a lui la sua: si chiamava Vivianne ed era figlia della strega Clementine De Vierre che era stata uccisa dai compaesani anni prima. Sua madre non era affatto la strega cattiva e malefica descritta dagli abitanti del villaggio, bensì era una strega buona che aiutava tutti gratuitamente con i suoi rimedi magici, e si manteneva facendo la cameriera. Il prete che abitava al villaggio anni prima, di nome Robert D'angioux si era innamorato spontaneamente di lei ed era suo padre in quanto aveva consumato una relazione con Clementine peccando di sua volontà contro i suoi voti. Un giorno però, pentendosi delle sue trasgressioni, volle ritornare alla castità ecclesiastica lasciando la sua amante e precludendole ulteriori contatti, nonostante sapesse di averla ingravidata. La strega pur soffrendo molto per la decisione del suo amante, la rispettò e non cercò più la sua compagnia, almeno fin quando il prete si ammalò gravemente; fu allora che tornò da lui, implorandolo di permetterle di salvargli la vita. Il prete rifiutò dicendole che non voleva aver nulla a che fare con la magia, ma nell'estrema agonia tentò di chiamare Clementine, perchè voleva provvedere alla bambina che aveva generato col suo peccato lasciandole del denaro. I fratelli del prete però, avidi e corrotti non volevano che il patrimonio fosse spartito con una bastarda che neanche doveva venire al mondo, quindi gli impedirono di richiamare la donna e misero in giro la diceria secondo la quale Clementine aveva stregato il prete perchè mirava ai suoi beni, e quando questi se ne era liberato lo aveva fatto ammalare mortalmente per vendetta. Poco a poco la gente iniziò a dare credito a queste voci e quindi per paura smise di frequentare la strega e di ricorrere a lei per i suoi problemi. Di lì a poco vi fu in paese una epidemia di carbonchio che fece alcune vittime perchè al medico del posto mancavano i medicinali per curarla. allora i parenti del prete e altre persone maligne cominciarono a mettere in giro la voce secondo cui la responsabile era Clemantine arrabbiata perchè la gente la rifuggiva. Gli abitanti del villaggio, adirati per la disgrazia diedero credito alla calunnia e sfogarono la loro rabbia sulla strega, venendo a prenderla di notte e picchiandola fino a farla morire. La sua bambina non solo dovette assistere all'esecuzione, ma venne spogliata dei suoi beni e mandata a vivere con le fiere nella foresta, nella speranza che vi morisse.

"Quella bambina come sai sono io", disse la strega. "Sarei morta se non fosse stato per gli spiriti della foresta che mi hanno allevata e insegnato le arti di mia madre. Ora sono tornata per punire coloro che mi hanno tolto l'avvenire, distruggendo i figli dei loro figli che sono il loro avvenire, ecco perchè faccio questo."

Dopo due minuti di riflessione William alzò lo sguardo e rispose: "Dunque secondo te degli innocenti devono pagare, innocenti come lo eri tu allora! Quel che ti è accaduto è doloroso e terribile, ma cosa credi di concludere in questo modo, riavere tua madre, onorarne la memoria, avere giustizia per quel che ti hanno fatto? No Vivianne, stai solo diventando un mostro, il mostro che tutti credevano fosse tua madre.

Vivianne rispose: "Loro mi hanno fatta diventare così, sono loro i mostri, venuti nella notte a togliermi il poco che avevo, riempiendomi di paura e di odio e negandomi un avvenire. Come loro mi hanno tolto il mio futuro, così io sto uccidendo il loro".

William ribattè:  " Stento ad immaginare quel che devi aver provato a veder distrutta la propia infanzia in quel modo. Ma così tu stai diventando come e peggiore di loro, infliggi sofferenze a degli innocenti come lo eri tu a quel tempo per punire dei colpevoli che adesso non ci sono più. Trova un'altro modo per rifarti, questo è sbagliato."

"Basta così" Intimò la strega. Poi disse "Voglio farti un'offerta: unisciti a me e non avrai più bisogno di scappare da nessuno. Insieme potremo creare la stirpe più potente mai esistita sulla terra e regnare come signori. Dopo tutto tu dovresti comprendermi, pensa bene William, sei nato diverso e diverso morirai, non sei mai stato accettato dagli uomini e mai lo sarai. Smettila dunque di proteggere gli esseri umani e unisciti a me. Stanotte alle 12 in punto io sarò sulla collina accanto al bosco, se verrai buon per te, se no saprò che avrai rifiutato l'offerta e in questo caso peggio per te, dovrò eliminarti con tutti gli altri. Da ultimo considera questo: tu almeno hai avuto padre Dawson  e i suoi parenti che ti hanno aiutato a conquistare la tua umanità. Io ho avuto solo me stessa per sopravvivere. Se fossi cresciuto nelle mie condizioni cosa saresti adesso? Pensaci prima di trarre giudizi." Poi scomparve e William fu libero di muoversi.

William pensò bene a quel che la strega gli aveva detto, a quel che essa doveva aver provato in tutta la sua vita, ai vantaggi che avrebbe ricavato ad unirsi a Vivianne. Ma pensò anche al male che lei stava facendo a degli innocenti, per unirsi a lei doveva accettare di diventare un mostro,come quelli che aveva sempre combattuto; inoltre poteva veramente affidarsi anima e corpo ad una creatura così spietata, fidarsi di lei? La risposta era no. Tuttavia non se la sentiva di ucciderla, doveva esserci un altro modo per fermarla. Non uscì di casa e rimase tutta la notte nella sua camera. La mattina dopo dei gendarmi, accompagnati da una folla inferocita, fecero irruzione in casa del signor Dubois e lo trascinarono fuori per i capelli, riuscendo a stento a proteggerlo dalla gente che voleva linciarlo. L'accusa era chiara: molte persone lo avevano visto aggredire due contadini alle prime luci dell'alba, risucchiando loro la vita e riducendoli a mummie. Vana fu la difesa di William e lui venne picchiato, fustigato e rinchiuso in cella. Il malcapitato capì che Vivianne aveva agito prendendo le sue sembianze per far cadere le sue colpe su di lui e toglierlo di mezzo. Era stata lesta a realizzare le sue minacce, ma adesso lui doveva liberarsi perchè occorreva fermarla prima che facesse altre vittime. 
Quando un guardiano entrò nella sua cella per sfogare la sua rabbia, William lo ipnotizzò, lo spogliò dei suoi vestiti e lo mise al suo posto; poi camuffato uscì di prigione e si recò nei boschi per fare i conti con Vivianne. La trovò nei pressi della fonte e le disse: "Ascolta Vivianne, sono qui a tua disposizione, fa ciò che vuoi, se vuoi vendicarti, prendi la tua vendetta su me, oppure usami come meglio credi, ma lascia stare i bambini del villaggio, ti sei già vendicata abbastanza su quella povera gente."
La strega rispose: " Povero stupido quanto credi di valere? Quel che voglio è la mia vendetta e nessuno me la toglie. Ti sei liberato dalle catene, allora scappa; non pensare neanche di mettermi bastoni tra le ruote o ti elimino." Vedendo che non si poteva trattare con la strega William fu costretto ad affrontarla, ma la sua forza soprannaturale non gli fu d'aiuto perchè Vivianne lo circondò con delle nebbie malefiche che lo indebolivano e lo stordivano, poi lo prese alle spalle lo immobilizzò a terra e gli disse: "Sei stato uno stupido, avresti potuto divertirti con me. Quando ti avrò ucciso prenderò il tuo seme e realizzerò comunque i miei obiettivi. In questa storia chi perde sei solo tu, per i tuoi moralismi." Ma quando fece per tagliargli la gola con gli artigli ricevette un colpo di spranga alle spalle. Era Melanie che aveva seguito William di nascosto e sapendo tutto era giunta in suo aiuto.  Vivianne la prese per il collo, la sollevò da terra e iniziò a risucchiarle la vita. William, vedendo che Melanie stava per morire, con tutto le sue forze si liberò del sortilegiò e pugnalò Vivanne alle spalle. William la fissò negli occhi  morenti e le disse: "Perchè Vivianne, perchè me lo hai fatto fare?" "Evidentemente devo essere più umana di quanto pensi, rispose Vivianne. Sapevo quel che mi avresti fatto, potevo salvarmi uccidendoti la prima volta che mi hai trovata." "E perchè allora non lo hai fatto?"  "Perchè non volevo uccidere una persona così simile a me. Io e te siamo simili, la sola differenza è che tu puoi fare a meno di covare rancore, io purtroppo no." Disse la strega prima di morire. Dopo quel che era succeso William fu costretto ad andare via dal villaggio, portò con se il corpo di Vivianne, seppellendolo lontano, dove le sue vittime non avrebbero potuto dileggiarlo. Poi distrusse la sfera magica, liberando gli spiriti dei bambini imprigionati.  Era stato costretto ad uccidere un suo simile, per proteggere gente che lo odiava, in nome di ciò che era giusto. Ma era veramente giusto tutto ciò? Vivianne non aveva scelto di diventare ciò che era, era stata la passata generazione di paesani a rovinarla, distruggendo la sua esistenza, ferendo irrimediabilmente la sua anima e così preparando quella rovina per i loro nipoti. Il mercante Marcell riuscì a salvarsi, ma perse i suoi averi e lasciò il paese Ancora una volta William era solo e attanagliato dai rimorsi.


Questa storia è la continuazione del racconto Dhampyr, ecco il link alla storia originale:
DHAMPYR










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