Questo è un blog che ho voluto creare per svago e in esso voglio raccogliere le mie idee, le mie produzioni più considerevoli, le mie opinioni su fatti di cronaca e tutto il resto, dopotutto sono a casa mia. Tutti sono invitati a vedere e mi farebbe piacere se qualcuno vi trovasse qualcosa a lui utile.
Il 23 agosto 1682 era stata vista una cometa nella Francia meridionale. Halley ne calcolò gli elementi orbitali utilizzando l'approssimazione parabolica. Calcolò poi anche gli elementi orbitali di qualche altra cometa. Confrontandoli fra loro cominciò a sospettare che la cometa del 1682 fosse già apparsa nel nostro cielo.
Il 3 giugno 1696, nel corso di una riunione della Royal Society, dette un primo annuncio: secondo i suoi calcoli, le comete del 1607 e del 1682 avevano orbite del tutto simili. Le posizioni dei nodi e dei perielei, le inclinazioni dei piani orbitali su quello dell'eclittica e le distanze dal Sole mostravano come molto probabile che si trattava di una stessa cometa in moto attorno al Sole su un'orbita ellittica, con un periodo di 75 anni.
Negli anni successivi Halley raccolse vari dati e fece svariati calcoli che gli permisero di ricavare gli elementi orbitali di 24 comete apparse fra il 1337 e il 1698. Il sospetto che aveva avuto una decina di anni prima si mostrò così ben fondato: la cometa del 1682 doveva essere apparsa già per ben tre volte.
La figura sotto è la pagina delle Philosophical Transactions del 1705 contenente la tabella con le 24 comete per le quali Halley ricavò gli elementi orbitali. Si noti la somiglianza degli elementi orbitali delle comete apparse nel 1531, 1607 e 1682
.
Il ritorno
La cometa tornò. A scoprirla fu Johann Georg Palitzsch, un agricoltore appassionato di astronomia che viveva in un paese della Sassonia.
La vide riemergere dalle tenebre come un pallido punto luminoso quando, nella notte di Natale del 1758, diresse il suo telescopio verso il cielo. Palitzsch sapeva che si stava aspettando il ritorno della cometa di Halley, ma forse non avrebbe che sarebbe stato proprio lui il primo a vederla.
Scomparve nei raggi del Sole verso la metà del mese di febbraio, passò al perielio il 13 marzo e riapparve all'inizio di aprile per poi scomparire nuovamente ai primi di giugno.
Furono studi accurati di numerosi astronomi e matematici a svelare che si trattava proprio della stessa cometa apparsa nel 1531, nel 1607 e nel 1682. Halley aveva avuto ragione e il passaggio al perielio era avvenuto entro l'errore di incertezza annunciato da Clairaut.
di Betlemme.
Il passaggio più recenteIl passaggio più recente della cometa di Halley, transitata al perielio il 9 febbraio 1986, è stato il 30º documentato.
Questa volta, alle normali osservazioni astronomiche da Terra (la cometa era stata individuata nel suo avvicinamento fin dal 16 febbraio 1982, quando si trovava ancora tra Giove e Saturno) si sono aggiunte analisi ravvicinate da parte di tre missioni spaziali.
La missione sovietica VegaLe sonde sovietiche Vega erano due, ciascuna con due obiettivi: il pianeta Venere (VE) e la cometa di Halley (GA, le prime due lettere di Halley in russo).
Le sonde passarono dapprima vicino a Venere dove lanciarono due palloni che esplorarono l'atmosfera del pianeta e due veicoli che atterrarono su di esso. Sfruttando poi il campo gravitazionale del pianeta, si sono dirette verso la cometa che raggiunsero nove mesi dopo. Hanno attraversato la coda della cometa a circa 8.000 chilometri dal nucleo, rimanendo danneggiate dagli impatti con la polvere di finissimi detriti.
Le missioni giapponesiLe due sonde giapponesi furono le più piccole e le meno attrezzate di tutte. D'altra parte, erano destinate a passare a grandi distanze dal nucleo per effettuare ricerche sulle zone più esterne della cometa. Esse sono passate, rispettivamente, a 200.000 chilometri e a 7.000.000 chilometri di distanza dalla cometa.La missione europea GiottoLa sonda Giotto, lanciata dall'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, ha attraversato la chioma di Halley, passando a circa 600 chilometri dal nucleo.
Dopo oltre otto mesi di viaggio, nella notte tra il 13 e il 14 marzo 1986, la sonda Giotto ha raccolto e trasmesso a Terra un'enorme quantità di dati: massa e composizione della polvere cometaria, interazione con il vento solare e variazioni indotte nel campo magnetico, temperatura della chioma e della coda.
Giotto ci ha anche trasmesso una serie di splendide immagini che una speciale telecamera ha inviato al centro di Darmstad, in Germania, fino a pochi istanti prima di sfiorare il nucleo, quando una improvvisa mancanza di corrente elettrica al sistema di bordo ha interrotto le osservazioni.
CuriositàSono di seguito riportati alcune serie di francobolli emessi in occasione dell'ultimo passaggio della cometa di Halley (1986).
Quando a Gennaio la neve cadeva piano io ti baciavo, pensavo non ci saremmo lasciati mai, ma sbagliavo e d'assai. Infatti in Aprile quando il ghiaccio è sparito tu mi hai mollato e dato dello svampito, e io ci sono rimasto come un rincoglionito. Non avevo io gli occhi per capire che non mi amavi ed un altro avidamente adocchiavi? Quanto poco valevo io per te? Anche meno della brioss che intingi nel caffè. Ora che il sole splende e un passero canta sul ramo... canto anch'io gridando: maledetta ti sfondassero l'ano!
Lingue malvagie piene di veleno, che di maldicenza e pregiudizio non posson fare a meno,
Il male e l'odio seminano nel cuore di chi li sta ad ascoltare anche una gentile colomba in vile corvo san trasformare.
Del più e del meno solgono parlare, ma i loro discorsi ad un unica méta vogliono arrivare: una vittima da infamare.
Alla bocca vien sempre ciò che si ha nel cuore e questa delle loro critiche é la ragione: sugli altri della loro perfidia e dei loro difetti la proiezione.
Un mercante espone sempre ciò che ha, ma venderti non può ciò che dov'è non sa, così chi male degli altri sempre parla ricco è solo di malvagità.
La peggior bassezza dell'umanità l'altrui calunnia per gratuita malignità.
Se vi interessa seguite le edizioni originali di cose da pazzi nel profilo Facebook di S. C.
Vi saranno altre edizioni con molte altre notizie folli. La vostra Jessy vi manda un bacio Smack
Cose da Pazzi è a cura di S.C. e va in onda nel suo profilo.
sabato 7 luglio 2012
Arriva l'Estate
Qualche consiglio per chi va in spiaggia
L’estate è ormai arrivata da un bel pezzo ormai, ma è cosa sempre opportuna segnalare i buoni comportamenti e offrire consigli a chiunque stia progettando di partire per le spiagge o già si trova lì, spesso incautamente. Le insidie che si nascondono dietro un granello di sabbia sono insidiose, care amici. Per esempio, avete deciso di abbronzarvi anche quest’anno e non temete melanomi? Se ne siete sicuri, vi consiglio comunque di prendere il sole evitando assolutamente le ore diurne. E se proprio non potete farne a meno, allora è essenziale capire quali solari fanno per voi. A tal fine occorre conoscere il proprio fototipo. come si fa a conoscere il proprio fototipo? Semplice recatevi in uno qualunque di quei cosi dove si fanno le fototessere – sapete quei cosi che si trovano per strada? – fate le foto con la faccia seria e senza lingua di fuori. Poi, appena usciti dalla cabina – ecco come si chiamava – scostando la lurida tendina ospite di germi inimmaginabili, con le foto in mano e l’atteggiamento questuante di uno zingaro infelice chiedete e implorate risposta ai passanti, ponendo la domanda: “Ma secondo lei che tipo sono?”. Dovrebbe funzionare.
Andare in spiaggia senza le giuste precauzioni può rivelarsi pericoloso per l’incolumità vostra e dei vostri vicini. La puzza di carne in cottura , ad esempio, non è gradevole per nessuno, anche se non ve accorgete. E comunque quel liquido che vi cola sulle braccia potrebbe non esser sudore. Il professor Luigi Ghiacciolo ha fatto degli studi incompiuti molto importanti sul punto, a quel punto vi rimando. Passiamo ad altro, i pericoli più pericolosi di una giornata a mare potrebbero celarsi dietro la voglia di un bagnetto. Per prima cosa dovrete porre estrema attenzione a dove mettete i piedi nel corso del percorso prescelto per giungere sino alla battigia. Non conviene calpestare siringhe o pupù di cani, se ne ricavano solo fastidi, credetemi. E poi non è tutto oro quel che luccica, potrebbe trattarsi solo di un riflesso su di una chiazza di pipì. Ma ammettiamo di essere arrivati sani e salvi alle onde. Quali insidia nasconde il mare? Bisogna ricordare a cristiani, cattolici, israeliti, che anche la Bibbia dice che il mare è pieno di mostri, inventati tutti da Dio per passar tempo mentre fa il bagnetto nella vasca, al posto della solita paperetta. Ci sono Beehmoth, Leviathan e tanti altri. State attenti se li incontrate, una sola bolla, provocata da un loro peto sottomarino, potrebbe rivelarsi fatale una volta venuta a galla. Non tutte le bolle sott’acqua provocano piacere risalendo sulla schiena. Il mare è pericolosissimo anche per altri motivi, li riporto scientificamente e analiticamente: ci sono le meduse, gli squali che ingoiano motoscafi interi di Spielberg, l’inquinamento, i … Insomma, e tante altre cose che ora non mi ricordo. State attenti comunque soprattutto a quando uscite. Verificate subito di indossare ancora il costume, ne vale della vostra illibatezza e incolumità virginale. Non si sa mai cosa possano nascondere i flutti e il mare scuro come il vino e quanti avrebbero potuto far un pensierino a voler approfittare di voi.
Bene, credo che queste siano le cose essenziali da tenere in mente quando si va in spiaggia. Un ultimo consiglio, portatevi sempre appresso una vanga per i marmocchi che non la smettono di frignare. Non fatevi impietosire, non sono affatto amorevoli. I mali vanno estirpati sul nascere.
Una bella nuotata al mare? Può diventare un problema, se l'acqua è invasa da organismi fastidiosi o addirittura pericolosi. Non è sempre colpa del caldo, dei cambiamenti climatici o dell'inquinamento. Tuttavia i nostri mari sono invasi da organismi che possono creare problemi ai bagnanti e che comunque tolgono la tranquillità di un bagno rilassante. Prima di tutto le meduse, quest'anno ne sono state avvistate addirittura di "giganti" vicino ad alcune coste. Ma anche quelle piccole sono molto fastidiose. "Parlare di invasione è forse eccessivo - precisa Lucia Venturi, responsabile del Comitato scientifico di Legambiente -, di certo abbiamo ricevuto alcune segnalazioni e ognuna di queste contribuisce naturalmente ad amplificare l'allarme. Sulle cause della diffusione di questi organismi negli ultimi anni ci sono ipotesi diverse. Le meduse si spostano con le correnti marine e quindi il loro aumento non è dovuto tanto al calore dell'acqua che le fa moltiplicare quanto alla variazione delle correnti determinata dai cambiamenti climatici. Non è una crescita numerica, ma una questione di spostamenti che portano più da noi che in altre zone le meduse. Inoltre nei nostri mari c'è stato uno spopolamento dei predatori delle meduse, come ad esempio le tartarughe, che spesso rimangono impigliate nelle reti dei pescatori. La diffusione delle meduse è quindi solo uno dei sintomi, forse più evidente di altri per i non esperti, di problemi più generali: il disequilibrio dell'ecosistema marino e la riduzione della sua biodiversità".
"Le meduse pungono la pelle grazie alle cellule del rivestimento dei tentacoli, che se toccate estroflettono dei filamenti urticanti che penetrano immediatamente nella pelle - spiega il prof. Marcello Monti, responsabile dell'Unità Operativa di Dermatologia di Humanitas e docente di Dermatologia all'Università degli Studi di Milano -. Subito dopo il contatto si avverte una sensazione di dolore bruciante e poi di prurito. Le meduse del Mediterraneo sono, per fortuna, poco pericolose e provocano solo reazioni nel punto di contatto. Ma capitare in un branco di meduse ed essere colpiti su larga superficie del corpo può essere pericoloso. Il reale pericolo deriva dal panico che segue appena percepito il dolore. Occorre ricordare che allo stimolo doloroso il nostro organismo risponde liberando adrenalina che contrasta gli effetti delle tossine della medusa".
Cosa fare quindi se si viene punti? "La prima cosa è non farsi prendere dal panico - risponde il prof. Monti -. Una volta fuori dall'acqua verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle. In questo caso devono essere tolte. Se non si dispone di mezzi di medicazione, l'unica cosa utile è far scorrere acqua di mare sulla parte infiammata. Evitare, invece, di grattarsi o di strofinare la sabbia o ricorrere a medicazioni estemporanee con ammoniaca, aceto, alcol o altri rimedi fai da te: non si fa altro che peggiorare la situazione. La medicazione corretta va fatta con l'applicazione di Gel astringente al cloruro d'alluminio, che ha un'immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Purtroppo non è ancora comune in Italia l'abitudine di portare con sé questo gel, che è peraltro utile anche per le punture di zanzara. L'impiego di creme al cortisone o contenenti antistaminico non è indicato, perché questi farmaci entrano in azione dopo 30 minuti dall'applicazione, cioè quando il massimo della reazione si è già spenta naturalmente. Se invece si evidenzia una reazione cutanea diffusa e si presentano difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, la cosa migliore è chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta. Si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il personale di Pronto soccorso".
Un'altra minaccia alla serenità delle vacanze al mare è rappresentata sempre più spesso dalla cosiddetta alga tossica. Si tratta di una microalga, l'Ostreopsis ovata, che si è diffusa recentemente nel Mediterraneo e quindi anche sulle nostro coste. "Occorre ricordare che l'alga in questione non si vede perché è microscopica e vive al di sopra delle comuni alghe degli scogli. Diviene tossica quando fiorisce, cioè quando il mare è caldo e il sole è forte - continua il prof. Monti -. La fioritura, e quindi la tossicità, purtroppo arriva improvvisa e non è prevedibile più di tanto". Ma come ci si intossica? "La gente crede di essersi contaminata toccando le alghe delle rocce, un po' come succede con le meduse, ma non è così. L'alga tossica può trovarsi in milioni d'esemplari nell'acqua e gli spruzzi sugli scogli o rocce producono una specie di aerosol contenete le microalghe, noi respiriamo questo aerosol col naso e parte andrà in contatto con la bocca e gli occhi. Le alghe presenti sono così in grado di scaricare le tossine sui tessuti e parte delle tossine verranno assorbite dal sangue".
I sintomi: difficoltà respiratoria, tosse, vertigini, starnuti e secrezione mucosa dal naso, febbre fino a 38 gradi, mal di testa, nausea, vomito, diarrea, irritazione e bruciore agli occhi. "Occorre non spaventarsi - spiega ancora lo specialista -, il tutto passa in 24 o 48 ore in modo spontaneo. Ma se si pensa di essere stati colpiti dall'alga tossica, bisogna allontanarsi dalla riva, sciacquare bocca, naso e occhi con acqua dolce e ripetutamente e portarsi all'ombra in luogo ventilato. Poi rientrare a casa, mettersi a letto e mangiare cibi leggeri. Il giorno dopo tutto potrebbe essere passato. Se i sintomi, che ricordano l'influenza, sono eccessivi occorre rivolgersi alla Guardia medica. Poiché non vi sono cure specifiche la miglior difesa è quella di attenersi alle ordinanze di non balneazione delle autorità marittime che monitorano regolarmente le acque costiere alla ricerca dell'alga tossica".
Un incidente comune che si verifica durante i bagni al mare è inoltre la puntura dei ricci di mare. Continua il prof. Monti: "Questo abitante delle acque basse rivestito da aculei per difendersi dai predatori, può creare seri problemi al malcapitato. Infatti calpestato o toccato, letteralmente spara gli aculei come chiodi all'interno della pelle. In questo caso non è tanto il dolore immediato a dare fastidio, quanto il fatto che il frammento di aculeo, una volta penetrato nella cute, non può essere più rimosso. L'aculeo è formato da lamelle che si oppongono all'estrazione conficcandosi sempre più nella pelle. È consuetudine tentare di estrarre gli aculei mediante una pinzetta, ma i risultati sono scadenti e a volte peggiorativi. Dopo qualche giorno dall'incidente, intorno alla zona di penetrazione si forma un arrossamento doloroso e a volte anche del pus". Cosa fare quindi? "In realtà l'estrazione di un aculeo di riccio di mare è una micro-operazione chirurgica e va eseguita dal medico o dall'infermiere al Pronto soccorso. Poiché tuttavia la puntura di riccio non trasmette alcun veleno, si può attendere che avvenga l'espulsione spontanea, ci vogliono di solito 20-30 giorni, e nel frattempo applicare sulla parte il Gel astringente al cloruro d'alluminio".
Anche alcuni coralli possono essere pericolosi per l'uomo, se incautamente toccati. "Il corallo tossico più conosciuto è quello chiamato 'Corallo di fuoco' o Millepora dichotoma non perché sia rosso ma perché provoca vere e proprie ustioni della pelle - spiega lo specialista -. Questo corallo per fortuna non è presente nel Mediterraneo, ma è diffuso in zone turistiche amate dagli italiani come il Mar Rosso, le barriere coralline dell'Oceano Indiano, delle coste brasiliane e dell'Australia. Si tratta di un particolare corallo rivestito nella parte terminale di una peluria poco visibile. Se sfiorato, un po' come le meduse, inietta nella pelle la sua tossina. Al contatto si percepisce un forte senso di bruciore, poi compaiono arrossamento e gonfiore. Ciò che preoccupa però è che il veleno del Corallo di fuoco ha un'azione neurotossica che può provocare disorientamento. Questo è un rischio per chi si trova in immersione con le bombole perché può impedirgli di eseguire le corrette manovre di risalita. Per evitare problemi con il Corallo di fuoco, è opportuno prima di immergersi informarsi sulla sua eventuale presenza. E comportarsi di conseguenza. Per la reazione cutanea vale lo stesso procedimento del contatto con le meduse: sciacquare con acqua di mare e applicare il Gel astringente al cloruro d'alluminio".