sabato 7 luglio 2012

Arriva l'Estate

Qualche consiglio per chi va in spiaggia

L’estate è ormai arrivata da un bel pezzo ormai, ma è cosa sempre opportuna segnalare i buoni comportamenti e offrire consigli a chiunque stia progettando di partire per le spiagge o già si trova lì, spesso incautamente. Le insidie che si nascondono dietro un granello di sabbia sono insidiose, care amici. Per esempio, avete deciso di abbronzarvi anche quest’anno e non temete melanomi? Se ne siete sicuri, vi consiglio comunque di prendere il sole evitando assolutamente le ore diurne. E se proprio non potete farne a meno, allora è essenziale capire quali solari fanno per voi. A tal fine occorre conoscere il proprio fototipo. come si fa a conoscere il proprio fototipo? Semplice recatevi in uno qualunque di quei cosi dove si fanno le fototessere – sapete quei cosi che si trovano per strada? – fate le foto con la faccia seria e senza lingua di fuori. Poi, appena usciti dalla cabina – ecco come si chiamava – scostando la lurida tendina ospite di germi inimmaginabili, con le foto in mano e l’atteggiamento questuante di uno zingaro infelice chiedete e implorate risposta ai passanti, ponendo la domanda: “Ma secondo lei che tipo sono?”. Dovrebbe funzionare.
Andare in spiaggia senza le giuste precauzioni può rivelarsi pericoloso per l’incolumità vostra e dei vostri vicini. La puzza di carne in cottura , ad esempio, non è gradevole per nessuno, anche se non ve accorgete. E comunque quel liquido che vi cola sulle braccia potrebbe non esser sudore. Il professor Luigi Ghiacciolo ha fatto degli studi incompiuti molto importanti sul punto, a quel punto vi rimando. Passiamo ad altro, i pericoli più pericolosi di una giornata a mare potrebbero celarsi dietro la voglia di un bagnetto. Per prima cosa dovrete porre estrema attenzione a dove mettete i piedi nel corso del percorso prescelto per giungere sino alla battigia. Non conviene calpestare siringhe o pupù di cani, se ne ricavano solo fastidi, credetemi. E poi non è tutto oro quel che luccica, potrebbe trattarsi solo di un riflesso su di una chiazza di pipì. Ma ammettiamo di essere arrivati sani e salvi alle onde. Quali insidia nasconde il mare? Bisogna ricordare a cristiani, cattolici, israeliti, che anche la Bibbia dice che il mare è pieno di mostri, inventati tutti da Dio per passar tempo mentre fa il bagnetto nella vasca, al posto della solita paperetta. Ci sono Beehmoth, Leviathan e tanti altri. State attenti se li incontrate, una sola bolla, provocata da un loro peto sottomarino, potrebbe rivelarsi fatale una volta venuta a galla. Non tutte le bolle sott’acqua provocano piacere risalendo sulla schiena. Il mare è pericolosissimo anche per altri motivi, li riporto scientificamente e analiticamente: ci sono le meduse, gli squali che ingoiano motoscafi interi di Spielberg, l’inquinamento, i … Insomma, e tante altre cose che ora non mi ricordo. State attenti comunque soprattutto a quando uscite. Verificate subito di indossare ancora il costume, ne vale della vostra illibatezza e incolumità virginale. Non si sa mai cosa possano nascondere i flutti e il mare scuro come il vino e quanti avrebbero potuto far un pensierino a voler approfittare di voi.
Bene, credo che queste siano le cose essenziali da tenere in mente quando si va in spiaggia. Un ultimo consiglio, portatevi sempre appresso una vanga per i marmocchi che non la smettono di frignare. Non fatevi impietosire, non sono affatto amorevoli. I mali vanno estirpati sul nascere.
Una bella nuotata al mare? Può diventare un problema, se l'acqua è invasa da organismi fastidiosi o addirittura pericolosi.
rischio-mareNon è sempre colpa del caldo, dei cambiamenti climatici o dell'inquinamento. Tuttavia i nostri mari sono invasi da organismi che possono creare problemi ai bagnanti e che comunque tolgono la tranquillità di un bagno rilassante. Prima di tutto le meduse, quest'anno ne sono state avvistate addirittura di "giganti" vicino ad alcune coste. Ma anche quelle piccole sono molto fastidiose. "Parlare di invasione è forse eccessivo - precisa Lucia Venturi, responsabile del Comitato scientifico di Legambiente -, di certo abbiamo ricevuto alcune segnalazioni e ognuna di queste contribuisce naturalmente ad amplificare l'allarme. Sulle cause della diffusione di questi organismi negli ultimi anni ci sono ipotesi diverse. Le meduse si spostano con le correnti marine e quindi il loro aumento non è dovuto tanto al calore dell'acqua che le fa moltiplicare quanto alla variazione delle correnti determinata dai cambiamenti climatici. Non è una crescita numerica, ma una questione di spostamenti che portano più da noi che in altre zone le meduse. Inoltre nei nostri mari c'è stato uno spopolamento dei predatori delle meduse, come ad esempio le tartarughe, che spesso rimangono impigliate nelle reti dei pescatori. La diffusione delle meduse è quindi solo uno dei sintomi, forse più evidente di altri per i non esperti, di problemi più generali: il disequilibrio dell'ecosistema marino e la riduzione della sua biodiversità". 


"Le meduse pungono la pelle grazie alle cellule del rivestimento dei tentacoli, che se toccate estroflettono dei filamenti urticanti che penetrano immediatamente nella pelle - spiega il prof. Marcello Monti, responsabile dell'Unità Operativa di Dermatologia di Humanitas e docente di Dermatologia all'Università degli Studi di Milano -. Subito dopo il contatto si avverte una sensazione di dolore bruciante e poi di prurito. Le meduse del Mediterraneo sono, per fortuna, poco pericolose e provocano solo reazioni nel punto di contatto. Ma capitare in un branco di meduse ed essere colpiti su larga superficie del corpo può essere pericoloso. Il reale pericolo deriva dal panico che segue appena percepito il dolore. Occorre ricordare che allo stimolo doloroso il nostro organismo risponde liberando adrenalina che contrasta gli effetti delle tossine della medusa". 


Cosa fare quindi se si viene punti? "La prima cosa è non farsi prendere dal panico - risponde il prof. Monti -. Una volta fuori dall'acqua verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle. In questo caso devono essere tolte. Se non si dispone di mezzi di medicazione, l'unica cosa utile è far scorrere acqua di mare sulla parte infiammata. Evitare, invece, di grattarsi o di strofinare la sabbia o ricorrere a medicazioni estemporanee con ammoniaca, aceto, alcol o altri rimedi fai da te: non si fa altro che peggiorare la situazione. La medicazione corretta va fatta con l'applicazione di Gel astringente al cloruro d'alluminio, che ha un'immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Purtroppo non è ancora comune in Italia l'abitudine di portare con sé questo gel, che è peraltro utile anche per le punture di zanzara. L'impiego di creme al cortisone o contenenti antistaminico non è indicato, perché questi farmaci entrano in azione dopo 30 minuti dall'applicazione, cioè quando il massimo della reazione si è già spenta naturalmente. Se invece si evidenzia una reazione cutanea diffusa e si presentano difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, la cosa migliore è chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta. Si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il personale di Pronto soccorso". 


Un'altra minaccia alla serenità delle vacanze al mare è rappresentata sempre più spesso dalla cosiddetta alga tossica. Si tratta di una microalga, l'Ostreopsis ovata, che si è diffusa recentemente nel Mediterraneo e quindi anche sulle nostro coste. "Occorre ricordare che l'alga in questione non si vede perché è microscopica e vive al di sopra delle comuni alghe degli scogli. Diviene tossica quando fiorisce, cioè quando il mare è caldo e il sole è forte - continua il prof. Monti -. La fioritura, e quindi la tossicità, purtroppo arriva improvvisa e non è prevedibile più di tanto". Ma come ci si intossica? "La gente crede di essersi contaminata toccando le alghe delle rocce, un po' come succede con le meduse, ma non è così. L'alga tossica può trovarsi in milioni d'esemplari nell'acqua e gli spruzzi sugli scogli o rocce producono una specie di aerosol contenete le microalghe, noi respiriamo questo aerosol col naso e parte andrà in contatto con la bocca e gli occhi. Le alghe presenti sono così in grado di scaricare le tossine sui tessuti e parte delle tossine verranno assorbite dal sangue".


I sintomi: difficoltà respiratoria, tosse, vertigini, starnuti e secrezione mucosa dal naso, febbre fino a 38 gradi, mal di testa, nausea, vomito, diarrea, irritazione e bruciore agli occhi. "Occorre non spaventarsi - spiega ancora lo specialista -, il tutto passa in 24 o 48 ore in modo spontaneo. Ma se si pensa di essere stati colpiti dall'alga tossica, bisogna allontanarsi dalla riva, sciacquare bocca, naso e occhi con acqua dolce e ripetutamente e portarsi all'ombra in luogo ventilato. Poi rientrare a casa, mettersi a letto e mangiare cibi leggeri. Il giorno dopo tutto potrebbe essere passato. Se i sintomi, che ricordano l'influenza, sono eccessivi occorre rivolgersi alla Guardia medica. Poiché non vi sono cure specifiche la miglior difesa è quella di attenersi alle ordinanze di non balneazione delle autorità marittime che monitorano regolarmente le acque costiere alla ricerca dell'alga tossica".


Un incidente comune che si verifica durante i bagni al mare è inoltre la puntura dei ricci di mare. Continua il prof. Monti: "Questo abitante delle acque basse rivestito da aculei per difendersi dai predatori, può creare seri problemi al malcapitato. Infatti calpestato o toccato, letteralmente spara gli aculei come chiodi all'interno della pelle. In questo caso non è tanto il dolore immediato a dare fastidio, quanto il fatto che il frammento di aculeo, una volta penetrato nella cute, non può essere più rimosso. L'aculeo è formato da lamelle che si oppongono all'estrazione conficcandosi sempre più nella pelle. È consuetudine tentare di estrarre gli aculei mediante una pinzetta, ma i risultati sono scadenti e a volte peggiorativi. Dopo qualche giorno dall'incidente, intorno alla zona di penetrazione si forma un arrossamento doloroso e a volte anche del pus". Cosa fare quindi? "In realtà l'estrazione di un aculeo di riccio di mare è una micro-operazione chirurgica e va eseguita dal medico o dall'infermiere al Pronto soccorso. Poiché tuttavia la puntura di riccio non trasmette alcun veleno, si può attendere che avvenga l'espulsione spontanea, ci vogliono di solito 20-30 giorni, e nel frattempo applicare sulla parte il Gel astringente al cloruro d'alluminio".


Anche alcuni coralli possono essere pericolosi per l'uomo, se incautamente toccati. "Il corallo tossico più conosciuto è quello chiamato 'Corallo di fuoco' o Millepora dichotoma non perché sia rosso ma perché provoca vere e proprie ustioni della pelle - spiega lo specialista -. Questo corallo per fortuna non è presente nel Mediterraneo, ma è diffuso in zone turistiche amate dagli italiani come il Mar Rosso, le barriere coralline dell'Oceano Indiano, delle coste brasiliane e dell'Australia. Si tratta di un particolare corallo rivestito nella parte terminale di una peluria poco visibile. Se sfiorato, un po' come le meduse, inietta nella pelle la sua tossina. Al contatto si percepisce un forte senso di bruciore, poi compaiono arrossamento e gonfiore. Ciò che preoccupa però è che il veleno del Corallo di fuoco ha un'azione neurotossica che può provocare disorientamento. Questo è un rischio per chi si trova in immersione con le bombole perché può impedirgli di eseguire le corrette manovre di risalita. Per evitare problemi con il Corallo di fuoco, è opportuno prima di immergersi informarsi sulla sua eventuale presenza. E comportarsi di conseguenza. Per la reazione cutanea vale lo stesso procedimento del contatto con le meduse: sciacquare con acqua di mare e applicare il Gel astringente al cloruro d'alluminio".

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