mercoledì 9 marzo 2011

IL WURSTEL BALLERINO


In un paesino in provincia di Milano viveva un ragazzo di 28 anni chiamato Marco, abitava da solo perchè non aveva genitori o fratelli e lavorava come bidello, era depresso perchè era uscito da poco da una relazione finita male e per giunta aveva pochi amici. Una domenica pomeriggio che non aveva voglia di uscire, prese un dvd dai suoi preferiti, si scaldò una tazza di cioccolata e prese un pacchetto di piccoli wurstel Vismara di pollo , indi si mise sul divano davanti alla tele per far merenda. Trangugiò la cioccolata con gli occhi fissi allo schermo, poi con le forbici aprì il pacchetto, ma quando ne estrasse il contenuto rimase sconvolto perchè fra tre wurstel assolutamente normali ce n'era uno con una buffa testolina dalle fattezze umane.
Marco lo osservò attentamente e iniziò a palparlo perchè credeva che la testolina fosse di plastica, ma scoprì con orrore che era di carne, con capelli rossi, lineamenti maschili e giovanili, con un pò di barba. Improvvisamente il wurstel aprì gli occhi e sorrise a Marco, il quale spaventato lanciò un urlo e lo buttò via. Il buffo esserino caduto a terra emise un gemito come ohi ohi, ma poi si alzò e iniziò a saltellare sul gambo andando verso Marco e saltandogli sulle spalle. Marco gridando a più non posso lo scrollò e poi iniziò a correre per la casa inseguito dall'essere che sorrideva ed emetteva strani versi tipo: hi he, wui wui. Si chiuse in cucina e col cellulare chiamò la polizia dicendo concitato che un wurstel vivo lo stava aggredendo. Il poliziotto rispose ridendo che un pò di caffè amaro con succo di limone avrebbe fatto passare la sbornia e riattaccò il telefono.
Allora Marco, dopo alcuni minuti di dubbio circa la sua sanità mentale, si armò di una scopa e con un urlo da visigoto si precipitò in salotto, e trovando il wurstel davanti alla tv si mise ad inseguirlo tentando di schiacciarlo. L'esserino saltellando scappava disperato, finchè intrappolato in un angolo capì di non poter sfuggire e allora prese a piangere a dirotto, emettendo goccioline dagli occhietti blu. Marco vedendolo piangere in quel modo capì che la creatura era inoffensiva e incapace di aggredire, così abbassò la scopa e prendendolo delicatamente lo mise in una scatola, poi iniziò a riflettere sul cosa fosse quel coso, da dove venisse e cosa avrebbe dovuto fare lui. Forse si trattava di un alieno venuto da Wurstel Planet, o era un wurstel stregato, oppure era un orribile esperimento di ingegneria genetica. Ma perchè si trovava in un pacchetto in vendita al super market e sopratutto lui cosa doveva farci? Di mangiarlo non se ne parlava, chi mangerebbe un wurstel vivo con una testa? Doveva invece mostrarlo al mondo, così sarebbe balzato agli onori delle cronache, confortato da questo pensiero aprì la scatola e vide che il wurstel gli sorrideva e gli leccava le dite. Provò istintivamente pietà per quel coso sapendo che probabilmente sarebbe stato divisezionato, decise perciò di tenere per un pò in casa quel fenomeno da baraccone per capire cos'era. Lo mise sul tavolo iniziando ad esaminarlo e notò che il cosino aveva varie capacità: Capiva quel che gli veniva detto e rispondeva si o no a cenni, guardava con interesse la tv e gradiva o disdegnava certi programmi, sapeva leggere e distinguere gli oggetti e percepiva gli odori, ma sopratutto amava la musica e quando Marco metteva un cd o accendeva la radio, si esibiva in danze e capriole. Non avendo però braccia o mani mancava decisamente di capacità pratiche, inoltre non potendo parlare comunicava difficilmente. Marco iniziò a trovare gradevole quell'essere, malgrado fosse estremamente grottesco decise di tenerlo con se per un pò, ma era intimorito perchè non sapeva di cosa si trattava esattamente. Scoprì che l'esserino doveva essere tenuto in frigo, avvolto in un sacchetto di plastica fina, a temperature non troppo fredde, poteva mangiare e bere e ne aveva anche bisogno, Marco lo capì quando mettendosi a cena vide il wurstel leccarsi i baffi e saltare nel piatto, gli offrì allora un pò di pancetta di cui la creatura mangiò un cubetto, leccò poi un pò d'acqua caduta sul tavolo. Richiedeva continue attenzioni, voleva essere coccolato e stare sulle spalle, mentre si arrabbiava se veniva ignorato così dava disturbo e strillava persino, inoltre si rattristava quando Marco andava a lavoro chiudendolo tutto solo nel frigo. Restava poi terrorizzato se nel menù del ragazzo vedeva wurstel o salsicciotti e si rintanava in un angolino tremando di paura
Marco comprese che non si trattava di un essere cattivo, era certamente grottesco e ridicolo, ma infondo era solo un essere diverso e bisognoso di cure che non aveva nessuna colpa per essere quel che era. Tutto e tutti potevano danneggiarlo e distruggerlo perchè era indifeso quindi da solo non poteva sopravvivere, forse per questo motivo si era attaccato a lui fin dal primo momento che lo aveva visto. Poteva essere avvenuto una specie di imprinting che lo portava a considerare il ragazzo come un mammo. A Marco ormai non interessava più da dove veniva e chi lo aveva creato, sapeva solo che quel buffo esserino aveva bisogno di lui per esistere, quindi era suo. A rivelarlo al mondo neanche più ci pensava, voleva tenerlo per se come un esotico animaletto da compagnia, e lo chiamò Jerry. Ogni giorno, tornando da lavoro andava in frigo a svegliare Jerry, gli dava da mangiare e da bere, guardava la tv con lui, ogni tanto lo metteva in una tasca del cappotto e usciva a fare una passeggiata mostrandogli il mondo esterno e la sera metteva musica e si divertiva a vederlo ballare e saltare contento fin quasi al tetto; poi lo metteva di nuovo in frigo per la notte. Il wurstel vivente era assai affezionato a Marco e quando il suo squinternato padrone perdeva qualcosa lui la cercava e gli indicava come trovarla, nonostante non sapesse parlare sapeva esprimere emozioni e concetti, e pur non sapendo fare molte cose da se cercava sempre di tornare utile.
Una sera Fabio, un cugino di Marco che veniva da Milano venne in paese e andò a trovare il suo parente, trovò la porta aperta perchè Marco aveva scordato di chiuderla ed entrato in casa si diresse verso la cucina perchè sentiva musica provenire da lì. Aprì la porta e rimase di stucco vedendo il cugino che osservava divertito un wurstel con la testa da omino che saltava da solo, e dopo un pò cacciò un urlo che fece notare a Marco la sua presenza. Marco preso alla sprovvista non seppe cosa dire, mentre invece Jerry si avvicinò a Fabio sorridendo e prese a saltellare davanti a lui. Fabio terrorizzato si mosse pian piano, finchè non prese un coltello e afferrato di scatto Jerry lo tagliò in 2 gridando: crepa creatura del male! Il wurstel emise un grido: oooohhhhhh, poi cadde a terra esanime. Marco gridò: noooo Fabio che hai fatto? Il mio Jerry... tu lo hai...tu lo hai ucciso!
Il tuo...il tuo Jerry, che significa? balbettò Fabio. Tu tenevi quel mostricino in casa, sei tutto pazzo.
Lui voleva...lui voleva solo ballare disse Marco, cadendo in ginocchio davanti al salsicciotto e iniziando a singhiozzare.
Tu sei indemoniato, gridò Fabio. Io scappo e nella tua casa stregata non ci metto più piede. Così se ne andò di corsa.
Marco passò tutta la notte a guardare singhiozzando quel corpicino esanime, la testolina pallidissima con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta, finchè rassegnatosi lo bruciò e seppellì le ceneri nel terriccio di un vaso da fiori.
Tornò al supermarket dove aveva preso la confezione con Jerry e ne prese molte altre, ma non trovò altri wurstel viventi. Jerry era unico e irripetibile.
Povero piccolo amico, così fragile e diverso da qualsiasi altra creatura al mondo, era rimasto comunque annientato dalla umana ignoranza, nonostante il suo padrone facesse di tutto per proteggerlo e non sarebbe mai più tornato a rallegrare le sue giornate.
Un'altro dei tanti affetti perduto. Il fiore appassito non torna a fiorire.


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