mercoledì 30 marzo 2011

IL BABAU




C'era una volta una donna sola e infelice di nome Silvia, che aveva un figlio di nome Marc, un ragazzo dodicienne con occhi azzurri e lunghi capelli ondulati e neri, nato dalla sua relazione con un bel gentiluomo di nome Herman morto di tisi.

Silvia viveva con Marc in una grande casa di campagna e conduceva vita solitaria, per questo tutti la chiamavano la vedova della collina, e il figlio Marc cresceva in solitudine e non aveva amici, tranne forse i governanti. Silvia non sapeva che Marc era destinato a fare grandi cose e portare un gran bene al mondo, per questo il re delle ombre una maligna creatura che viveva in un mondo di desolazione e oscurità e voleva portare tristezza agli uomini, lo odiava e voleva che morisse; e perciò ingaggiò un sicario infallibile un babau di nome Alder.
Esternamente Alder amava presentarsi come un bell'uomo vestito di nero, con occhi blu e capelli bruni, senza nulla di orribile o maligno, dentro era un mostro che poteva assumere le sembianze di chi voleva e colpiva i bambini, solitamente spuntava dal buio o dagli armadi e aggrediva all'improvviso le sue vittime, ma stavolta voleva giocare un po' per conoscere quello che gli esseri umani chiamano sentimenti; quindi adescò Marc mentre passeggiava solo in un giorno di nebbia presentandosi a lui come un bravissimo prestigiatore, facendogli vedere piccole magie lo divertì molto e promettendogli di tornare tutti i giorni alla stessa ora, poco a poco gli divenne amico e si guadagnò la sua fiducia.
Guardando nel cuore del ragazzo comprese che ciò che gli mancava di più era il padre perduto, così iniziò a simulare il comportamento e la personalità che il padre Herman avrebbe avuto e ottenne non solo la fiducia ma anche l'amore del ragazzo che lo nutriva e gli dava una sensazione di potenza e euforia come una droga, così il mostro continuò il suo gioco per un certo tempo non sapendo l'errore che stava commettendo. Al re delle ombre però servivano oro e gioielli della cui lucentezza si nutriva e voleva inoltre il cuore di Marc e faceva al suo sicario pressante richiesta di queste cose. Perciò un giorno Alder spinse con l'inganno Marc a trafugare da casa il portagioie della madre e recarsi con lui in una vecchia casa abbandonata, così avrebbe potuto prendere l'oro, uccidere il ragazzo e fuggire indisturbato.

Però proprio quando fu sul punto di compiere la missione qualcosa lo bloccò e non riuscì a colpire Marc, così per non fargli sospettare nulla gli disse di riportare subito lo scrigno dove l'aveva preso prima che qualcuno si accorgesse perché voleva solo esaminare i gioielli, gli diede una moneta d'oro e gli ordinò di andarsene subito da quel luogo.
Quando il ragazzo se ne fu andato lanciò un urlo di rabbia che risuonò come un ruggito e si rifugiò nel buio domandandosi cosa gli stesse accadendo.



Nella bieca oscurità di quella casa fatiscente Alder stava rintanato a rimuginare non riuscendo a capacitarsi di cosa potesse aver fermato la sua mano, anzi le sue affamate fauci. Quel bambino era nelle sue mani, poteva agevolmente mangiarlo e prendere il portagioie, ma qualcosa glielo aveva impedito, non qualcosa di esterno perché il ragazzino era del tutto indifeso, era stato qualcosa che veniva da lui, da dentro, una specie di sensazione mai provata prima.
Improvvisamente una voce terribile lo richiamò: era il re delle ombre che gli ricordava che il nebbioso e freddo inverno stava per terminare, poi il sole di primavera avrebbe reso più difficile il suo compito, perciò doveva sbrigarsi oppure sarebbero stati guai per lui. Allora Alder preoccupato interrogò la scatola dei presagi, un vecchio talismano che rivelava i segreti e ne udì il responso: Tu in tutto questo tempo, simulando un comportamento paterno ti sei divertito a nutrirti dell'amore del ragazzo, perché come una droga ti da un senso di euforia e grandezza. Ma questo sentimento ora combinandosi con i tuoi poteri, ti sta crescendo dentro come un cancro finchè non si impadronirà completamente di te e ti tramuterà in ciò che hai imitato: un essere umano con dei sentimenti.

Al sentire ciò Alder ebbe un brivido di terrore.

Taglia corto con questo gioco è pericoloso, concluse la scatola, Elimina subito il ragazzino.

Il giorno dopo Alder chiamò di nuovo Marc con l'intento di attirarlo nella vecchia casa, ma il fanciullo gli venne incontro con un album di foto di famiglia e incominciò a sfogliarlo.
Alder notò che era intriso di emozioni, sentimenti, ricordi, amore e non resistendo allo stimolo non potè fare a meno che prenderlo in mano e assorbire quelle energie che lo pervasero completamente. Così anche quella giornata trascorse tra piccole magie, giochi e svago e alla fine Marc tornò a casa sano, salvo e divertito.
Ma di notte Alder si intrufolò in casa di Marc ed entrò nella camera del ragazzino con un affilato coltello; ma proprio quando stava per colpirlo sentì di nuovo la stessa sensazione che lo aveva fermato prima, stavolta ancora più forte e intensa e per giunta strane gocce caddero dai suoi occhi. Completamente impossibilitato ad assolvere il suo compito svanì e urlò di rabbia tutta la notte per le campagne. Il giorno dopo incontrò di nuovo Marc e lo portò in riva ad uno stagno dicendo di volergli mostrare un'altra magia, quindi prese per mano il ragazzo e con sua somma meraviglia iniziò a camminare con lui sull'acqua, si avviò verso il centro dello stagno e li avrebbe lasciato andare la sua mano facendolo affogare. Ma improvvisamente il ragazzo gli diede in regalo un ciondolo che portava al collo che conteneva una piccola foto del padre, Alder lo prese e sentì come una fiammella accendersi dentro di lui, quindi dopo un po' riportò il ragazzo a riva e lo fece andare a casa.
La trasformazione era ormai completa e adesso in Alder, grazie a Marc si era incarnato lo spirito del defunto Herman. Ovviamente non poteva più compiere la sua missione e a breve il suo padrone lo avrebbe eliminato, pensò però di compiere un atto d'amore verso il bambino eliminando il nemico che voleva ucciderlo, desiderava tanto poter stare con lui e accompagnarlo nella crescita, sostenere e riavere con se la sua mamma vedova che un tempo era stata sua moglie ma non poteva perché adesso non era più un uomo. Allora iniziò a piangere a dirotto e le sue lacrime divennero gemme preziosissime più belle dei diamanti e riempirono un baule. Il giorno dopo Alder incontrò di nuovo Marc e gli disse che voleva fargli un regalo, però prima lui avrebbe dovuto portargli un po' di cherosene che i domestici usavano per la caldaia, il ragazzo ubbidì e gliene portò una bottiglia piena. Allora Alder gli diede un baule pesante e una corda per trascinarlo fino a casa, gli disse di non aprirlo e non permettere a nessuno di toccarlo finchè non fosse pervenuto alla madre; poi con un nodo in gola gli tagliò una ciocca di capelli e gli disse che doveva andarsene per sempre.


No, no no e poi no, iniziò a strillare il bambino. Non voglio che vai via, tu sei il mio unico amico e se te ne vai io sarò di nuovo solo come prima.


Allora Alder gli disse: Marc purtroppo nella vita esistono gli addii, nessuno li vorrebbe però accadono. Tu sei ancora ragazzo ma crescendo capirai e imparerai a sopportare la perdita di tante persone, quando davvero ami qualcuno lui ti resta nel cuore per sempre, poi utilizzò l'ipnosi per calmare il ragazzo e lo costrinse ad andarsene con il baule. Verso sera Alder bevve il cherosene ed evocò il re delle ombre che si presentò furioso e famelico. Il ragazzo è morto, come volevi tu disse Alder, mostrando il ciondolo e una ciocca di capelli. Il portagioie della madre è nella vecchia casa abbandonata, con tanti splendidi monili.


Perfetto disse il re delle ombre. Ti avevo anche detto di portarmi il suo cuore, dov'è?

E dentro di me, volevo vedere cosa si prova ad averne uno, entra in me e lo avrai.

Un cuore tu? Fece il re delle ombre e scoppiò a ridere, poi entrò in Alder e non trovò altro che benzina, ma prima che potesse uscire Alder accese un fiammifero e lo ingoiò. Una fiammata azzurra si sprigionò ed esplose in tante scintille iridescenti. La mattina dopo Silvia aprì il baule che Marc aveva trascinato a casa e lo trovò pieno di gemme preziosissime, più belle dei diamanti, così madre e figlio divennero ricchi e Marc crebbe tra i più grandi agi; quando fu adulto fondò una associazione benefica che si occupava di assistenza ai senza tetto, aveva un'hobby fare giochi di prestigio, cercando di imitare le meraviglie compiute dal suo primo amico, anche se non sapeva chi davvero fosse.
Il mostro trasformista era rimasto vittima del suo stesso gioco e si era trasformato proprio in quello che fingeva di essere: un genitore capace di dare la vita per il suo piccolo, la peggior punizione per aver fomentato illusioni in un bambino orfano.

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